Giulio Iasolino (Vibo Valentia, 1538 – Napoli, 1622) è stato un anatomista e idrologo italiano.
Giulio Iasolino nacque da Mario Iasolino e Lucrezia Calfuna, discendenti da un’antica famiglia di Monteleone della quale oggi non c’è più traccia, presumibilmente a Monteleone anche se ci sono diverse città che se ne sono nel tempo attribuite i natali.
Sappiamo poco di eventuali fratelli se non che ne ebbe almeno due e che uno si chiamava Vespasiano.
Giulio Iasolino si cimentò dapprima negli studi letterari per poi indirizzarsi, presumibilmente attorno ai 18 anni, verso le scienze naturali e la medicina.
Fu autore del primo trattato di idrologia medica, nel quale dimostrò come in epoca antica i bagni termali di Ischia fossero celebratissimi: a lui si deve, tra le altre cose, la catalogazione delle acque termali dell’isola di Ischia, catalogazione tuttora valida.
Iasolino studiò medicina prima in Sicilia, presso l’Università di Messina, e successivamente a Napoli, dove fu allievo di Gianfilippo Ingrassia, professore di anatomia e medicina pratica, che insegnò a Napoli fino al 1556 indicando proprio Iasolino come suo successore. Iasolino occupò la cattedra di Anatomia presumibilmente nel 1563.
Professore universitario e medico presso l’ospedale degli Incurabili, in pochi anni Iasolino si accreditò come uno dei più rispettabili ed eminenti membri del mondo medico napoletano, al punto da essere chiamato in veste di perito a stabilire la sanità mentale di Tommaso Campanella, rinchiuso in carcere per la congiura contro gli spagnoli in Calabria. Nello stesso periodo intrattenne corrispondenza con moltissimi letterati e scienziati, tra i quali Giovanni Faber, botanico nativo di Bamberga, insegnante alla Sapienza di Roma e membro fondatore dell’Accademia dei Lincei. Fu medico di fiducia di numerosi nobili napoletani, tra cui Donna Geronima Colonna, duchessa di Monteleone, che fece restaurare a proprie spese il Bagno del Gurgitiello a Ischia, avendo ottenuto con quelle acque la guarigione.
Il 13 novembre del 1608, tre giorni dopo la morte di Andrea Avellino, religioso appartenente al convento dei Chierici Regolari di San Paolo Maggiore che era stato suo paziente , Iasolino visitò la salma che trovò rosea come se fosse in vita e senza alcun segno tipico della morte avvenuta: questa sua testimonianza fu fondamentale durante il processo di canonizzazione del frate e Iasolino sottolineò di non aver mai visto niente di simile nel corso della sua carriera professionale e durante le tante dissezioni di cadaveri da lui effettuate.
Con molta probabilità sia lui che il fratello Vespasiano non ebbero moglie, né figli e dopo la morte di quest’ultimo, Iasolino rimase solo.
Giulio Iasolino morì nel 1622 all’età di 84 anni, e fu sepolto nella Basilica di Santa Chiara.
Giulio Iasolino diede alle stampe tre trattati di anatomia umana, editi a Napoli presso l’editore Orazio Silvano:
-Questiones anatomicae et Osteologia parva
-De acqua in pericardio
-De poris coledochis et vescica fellea, il più importante dei suoi lavori anatomici, in cui confuta le teorie di Gabriele Falloppio e di Vesalio circa la posizione della cistifellea: secondo Iasolino infatti il vertice della cistifellea sarebbe volto sempre verso l’alto e il canale di secrezione condurrebbe verso il duodeno non in direzione orizzontale, ma obliqua.
Tuttavia nessuna di queste opere di anatomia resistette al tempo ed alle critiche.
Sorte diversa toccò invece alla sua opera più significativa, considerata ad oggi il più antico e completo trattato di idrologia medica:
il De’ rimedi naturali che sono nell’isola Pithaecusa, hoggi detta Ischia, dedicata a Geronima Colonna la quale sollecitò la traduzione della sua opera dalla lingua Latina, in cui era stato steso il suo manoscritto, a quella italiana più comprensibile a tutti.
L’opera consta di due volumi: nel primo Iasolino ragiona dell’antichità d’Ischia dimostrando come in epoca antica i bagni di quest’isola fossero d’uso comune e celebratissimi, mediante le testimonianze di numerosi antichi scrittori greci e latini. Iasolino descrive inoltre i luoghi dell’isola e le regole universali per avvicinarsi ai bagni;
Nel secondo volume vengono descritti nel complesso 35 bagni, 19 sudatori e 5 arene calde: alcuni già frequentati e menzionati in tempi precedenti, altri portati alla luce o sottratti a rovina attraverso la propria attività di ricerca e di salvaguardia. Di ciascun’acqua sono considerate le proprietà chimiche e fisiche e sono indicati gli scopi per i quali possono essere utilizzate a vantaggio degli infermi ma anche per rendere bella la pelle e curarne gli inestetismi.
Il De’ rimedi fu pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1588 da Giuseppe Cacchi, dopo ben quattordici anni di lavoro; in realtà Iasolino aveva completato un manoscritto in latino sull’isola e le sue sorgenti già nel 1582, ma passarono altri sei anni prima che l’opera vedesse la luce, in italiano, purgata dalle questioni troppo tecniche ed integrata con nuovi capitoli riguardanti la descrizione topografica dell’isola. Nel 1586 l’incisore romano Mario Cartaro mise a punto la Carta dell’Isola D’Ischia, una delle prime cartine geografiche dell’isola, sulle precise indicazioni fornitegli da Iasolino.
Come abbiamo accennato la classificazione delle acque di Ischia segue ancora lo schema ricavato dalle ricerche e dagli studi condotti da Iasolino più di 400 anni fa.